Indice dei contenuti
ToggleIl bravo Riccardo Esposito riesce sempre a farmi riflettere.
Con il suo “tu sei la tua landing page“, mi ha fatto ripensare sulla mia personale e recente esperienza professionale ed in rete.
Chi mi conosce meglio, sa che più o meno un anno fa ho deciso di rimettermi in gioco, ossia rimettermi in proprio, dopo un lungo periodo fatto di tanti colloqui e altrettanti “le faremo sapere”, nonostante un bagaglio di esperienze e competenze tutto sommato interessante, a detta di tutti.
Pilastro delle mie intenzioni, far diventare questo blog la vetrina della mia esperienza e del mio vivere in rete, ma soprattutto la fonte diretta del mio sostentamento.
Fare cioè per me stesso, come primissimo “cliente” da libero professionista, quello che ora faccio per gli altri.
La miglior case history, per quanto mi riguarda, e mi piace l’idea di raccontarla, sperando possa offrire qualche spunto utile a qualcuno.
Non è assolutamente facile lavorare su se stessi, specie quando si tratta di risalire una china difficile.
Il rischio maggiore è di essere poco obiettivi, e ancor meno lucidi. La possibilità di pericolosi autogol è estremamente elevata.
Il primo passo, obbligatorio, è stato quello di migliorare il rapporto con me stesso, ad iniziare proprio su queste pagine. Recuperare la serenità e la lucidità necessarie per far trasparire professionalità e sicurezza, guadagnare fiducia.
Non c’è SEO, SEM o Web Marketing che tengano, se prima non si costruiscono le basi di una comunicazione spontanea.
Avere ben chiari gli obiettivi.
Quando chiedo in giro cosa si ci aspetta dal proprio sito web, la risposta è quasi sempre aumentare il numero dei visitatori.
Me lo sono chiesto da solo, e mi sono risposto di non farmi prendere la mano dal numero dei visitatori, che per molti arriva a diventare una vera e propria paranoia.
Ovviamente il numero dei visitatori sarebbe dovuto aumentare, è normale se si lavora decentemente sul web, ma non doveva essere quello in numero di riferimento.
Io mi sono concentrato sul numero dei contatti generati, e la percentuale di contatti trasformati in attività professionali vere e proprie, a prescindere dal numero dei visitatori.
È vero che con l’aumento dei visitatori aumenta per forza di cose anche la possibilità di essere contattati, ma questo non significa che si tratti di contatti realmente importanti, costruttivi. Meglio una crescita più lenta, ma decisamente più mirata, con visitatori selezionati e realmente interessati alla nicchia in cui ti proponi.
Così facendo, i contatti generati hanno un tasso di conversione molto più elevato.
Anche se può sembrare la scoperta dell’acqua calda preferisco ribadirla, perché la rete è piena di pseudo-strategie improvvisate, dove tutto fa brodo pur di far vedere al cliente che nelle ultime settimane i visitatori sono aumentati di qualche decina di punti percentuale. Successi solo apparenti, spesso senza alcun risultato utile.
Il mio primo obiettivo, giusto per iniziale, era una media di 3 richieste di contatto settimanali, con almeno 1 conversione in attività produttiva.
Raggiunto il primo traguardo, passare subito al successivo.
Dopo 4 mesi il primo obiettivo era raggiunto, anzi superato, visto che le conversioni erano maggiori di quanto mi ero prefissato.
Per me si è trattato pure di una conferma che la strada intrapresa era giusta. Forse non la migliore, ma sicuramente funzionante.
Era giunto il momento di pensare al prossimo obiettivo, questa volta triplice:
- Raddoppiare l’obiettivo precedente.
- Fidelizzare i clienti.
- Individuare i progetti più interessanti.
La tipologia delle richieste che ricevo da questo blog, in buona parte si può racchiudere nella categoria degli “interventi spot”, richieste di assistenza e consulenza solitamente fini a se stesse. All’inizio non mi sono preoccupato troppo della fidelizzazione, probabilmente er più preoccupato del fatto di riuscire ad avere del lavoro, che di questi tempi non è affatto facile.
Qualche contatto poi è ritornato spontaneamente, immagino per soddisfazione del lavoro svolto, ma era arrivato il momento di dedicarmici meglio.
Dato che il problema “sopravvivenza” era per lo meno sotto controllo, pensavo anche a qualcosina di più.
Osservando i materiali ed i siti su cui mi trovo a lavorare, non è difficile individuare i progetti più interessanti, di maggior respiro. Con il contatto diretto, si può “misurare” meglio l’eventuale feeling con i titolari.
Viene perciò spontaneo, quindi, valutare i progetti più interessanti, e provare a lanciare qualche segnale, mirato ad un rapporto più costruttivo per entrambi.
Quando lavoravo per gli Internet Provider, le maggiori soddisfazioni le ricevevo da quelle aziende che si facevano prendere per mano, che sentivano di aver trovato un buon interlocutore per il loro cammino in rete.
Allora si parlava di posta elettronica e problemi di connessione, principalmente, ora sto cercando di ottenere le stesse sensazioni con le aziende che si affacciano alla comunicazione sul web, ed i primi risultati cominciano ad arrivare.
È sempre un work in progress…
È passato quasi un anno, tante soddisfazioni e qualche inevitabile delusione, ma il bilancio è assolutamente positivo.
La strada è ancora lunga, to be continued…
Una risposta
Sono molto contento che si sia potuti passare ad una “fase 2” del piano… ad majora, amico mio!!!