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ToggleIn questi giorni una mail di Google incute timori, curiosità e mille domande ai possessori di siti web in tutti gli emisferi conosciuti.
Avrò fatto qualcosa di male? Il mio sito non piace più a Google?
Niente di tutto questo, anche se bastava leggere le prime righe per scoprirlo facilmente.
Google ti avvisa che da qui in avanti, per quanto riguarda i risultati di ricerca, la versione mobile del tuo sito sarà più importante della versione desktop.
Nulla di drammatico, se ne parla da parecchi mesi, anche se in seno porta una piccola rivoluzione: devi pensare al tuo sito prima di tutto per i dispositivi mobili, che ormai sono diventati la maggioranza degli accessi.
Prima i dispositivi mobili, appunto.
Se hai investito sul tuo sito web facendo attenzione alla versione mobile, non dovresti avere motivo di preoccupazioni. Al massimo, dovrai fare qualche verifica o aggiustamento.
In caso contrario, se il tuo sito da mobile presenta dei problemi, ecco magari è il caso che ti preoccupi di metterlo a posto, di renderlo ben compatibile con i dispositivi mobili, e soprattutto fare in modo che piaccia a Google.
A Google piacendo…
Mobile-First non è certo una novità. Sono parecchi mesi che Google sta lavorando in tal senso, ed i professionisti (ma anche gli utenti più attenti) hanno adeguato la loro filosofia operativa ed i loro siti web.
Del resto è risaputo da tempo che il mobile sta soppiantando il desktop nella fruizione dei contenuti in rete.
Google è da parecchio tempo che spinge, e il suo avviso di questi giorni è tardivo, se vogliamo.
Però il messaggio è chiaro e forte: sono mesi che cerchiamo la tua attenzione verso i dispositivi mobili, ora si comincia a fare sul serio.
Mobile-First, cosa bisogna fare?
Seguire i consigli di Google, ovviamente, usando un po’ di buon senso.
Altrimenti finisce come per la SEO, con professionisti e non che scrivono contenuti solo in ottica SEO, che non sempre coincide con quella dei visitatori.
Fare dei siti in ottica “Mobile-First” per molti potrebbe significare uno stravolgimento operativo, ma del resto non è da oggi che ti saresti dovuto preoccupare.
Effetti collaterali.
Google avvisa che il suo googlebot (quel “coso” che spazia in lungo e in largo nella rete per indicizzare i siti web) intensificherà le sue visite.
In realtà ha già iniziato, e se ne sono accorti soprattutto quei siti dove il controllo delle risorse utilizzate è più attento (una spada di Damocle a volte…), perché mette alla corda i limiti degli hosting sottodimensionati o con siti problematici.
Tipo Siteground, dove se se superi i limiti dell’utilizzo di CPU o di esecuzioni di script nell’arco delle 24 ore rischi l’oscuramento del sito.