Una storia vera, che parla di numeri, di statistiche, di aspettative mancate, e di risultati concreti.
Parlavo con un possibile futuro cliente, un bel sito avviato, discretamente indicizzato, un numero interessante di visitatori giornalieri.
Si lamentava del fatto che nonostante le statistiche favorevoli, tendenzialmente in crescita, e tutto il lavoro certosino fatto per un buon posizionamento sui motori di ricerca, i contatti fossero molto pochi, ma soprattutto inconcludenti.
Allora gli ho sottoposto altri numeri, di siti che seguo direttamente ed a cui accedo alle statistiche.
Come i numeri di un blog che offre assistenza tecnica specializzata, ben indicizzato ma che non arriva neanche ad un decimo delle sue visite giornaliere, causa probabilmente il contesto di nicchia. Però riceve molti contatti diretti dal sito, contatti che in buona parte si trasformano in attività fatturate.
O come quelli di un abile artigiano, che di SEO ha fatto poco o nulla, ma con un eCommerce che a parità di visitatori riceve tranquillamente 1 o 2 acquisti al giorno, alle volte anche di più, ordini di tutto rispetto per la tipologia commerciale.
E allora, gli ho fatto notare, cos’è che fa la differenza?
Vale più l’accanimento ossessivo sul numero dei visitatori, per la teoria che più visitatori possono significare più contatti, o vale il rapporto che si instaura con i visitatori, pochi o tanti che siano, come se fossero clienti che entrano dalla porta del tuo negozio?
Io qualche risposta ce l’avrei, ma sto aspettando che prima mi dica le sue.
Una risposta
È per questo che io non apprezzo gli strumenti di tracciamento dei visitatori: sei invasivo nei confronti dei tuoi lettori, e rincorri il numero, come se in sé potesse essere un obiettivo, mentre non lo è. Sapere quanti lettori hanno trovato la lettura del tuo blog come un’esperienza di qualità è impossibile, quindi tanto vale concentrarsi su meno cose, evitando di spiare i lettori.
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