Se io fossi capace di sviluppare applicazioni per iPad (e dispositivi mobili in generale), realizzerei delle applicazioni su misura per il mio modus operandi. Bella pensata, lo farebbe chiunque…
Sarebbero però applicazioni facili, modulari, per utilizzatori che non vogliono tanti orpelli e funzionalità che sono sicuro non vengono mai utilizzate dalla maggior parte degli utilizzatori di dispositivi mobili.
Sono abbastanza convinto che avrebbero un discreto successo, perché di utilizzatori che non vogliono sbattersi a prendere una laurea ogni volta che devono effettuare operazioni anche banali ne conosco a vagonate.
È la “sindrome da telecomando”, manuali di decine e decine di pagine fitte fitte, scritti da ingegneri per altri ingegneri, per compiere operazioni banali.
Agli altri, a quelli che vogliono le “opzioni da ingegneri”, lascerei le applicazioni che ci sono già, che fanno sicuramente il loro lavoro in modo egregio.
Cercherei un approccio per cui sia il dispositivo mobile che si adatta alle esigenze dell’utilizzatore medio, e non quest’ultimo che deve ragionare come vuole il tablet o lo smartphone di turno per farlo funzionare, con tutte le difficoltà e le perdite di tempo del caso.
Cercherei, per quanto possibile, di vincere quelle resistenze che impediscono di condividere facilmente le cose semplici come un appuntamento tra un iPad/iPhone e un Android, perché se è vero che esistono applicazioni che interagiscono con il calendario e la rubrica di Apple, e altre con il calendario e i contatti di Google, non vedo perché non debbano esserci applicazioni che possano interagire con entrambi, e far sì che il mio calendario lo possa usufruire da qualsiasi dispositivo. Un piccolo modulino per ogni calendario, attivabile o meno a piacere, così si fanno contenti tutti.
Sarebbe un piccolo passo verso una sorta di democrazia digitale, alla faccia delle corporation sempre più chiuse che in nome del profitto non vogliono nemmeno unificare gli alimentatori, a dispetto dei consumatori e dell’ambiente.
Avrei già tutto in mente, se solo ne fossi capace…
Illustrazione © Nate Beeler